Riforma autonomie locali
Negli ultimi confronti sul territorio, utili per riflettere sul tema delle Autonomie Locali in Lombardia, è emerso quanto il ruolo della Provincia di Brescia sia fondamentale per supportare i Comuni, perno della riforma.
In una Regione grande come quella lombarda è impossibile “abolire” le Province, quali enti di secondo livello intermedi, che sono il punto di riferimento dei Comuni. La Provincia di Brescia è la prima in Italia per numero di abitanti, quasi 1, 3 milioni, è un'eccellenza per quanto produzione industriale e p.i.l. in agricoltura; ha più abitanti di sei regioni italiane. La sua vastità comprende pianura, valli, laghi, montagne, per quasi 5mila chilometri quadrati. Il nostro territorio non può essere paragonato ad altre Province lombarde: per i 206 Comuni che rappresenta è un punto di riferimento indispensabile, non solo nell’erogazione dei servizi, ma anche nella condivisione di progetti futuri.
Ho recentemente consegnato a Maroni e a Nava il documento, condiviso con ACB, che contiene la proposta bresciana rispetto alla Riforma delle Autonomie Locali: considerato che i protagonisti della riforma sono i Comuni, è fondamentale che essi siano rappresentativi del territorio e diviene perciò strategica la creazione di Aree Omogenee; nella proposta bresciana le 5 Comunità Montane, punti di riferimento preziosi per i Comuni che rappresentano, in grado di erogare servizi, nella massima attenzione rispetto alle istanze che giungono dalle zone di montagna, formano già 5 aree omogenee. C’è poi Brescia con la Giunta dei Sindaci dell’hinterland a formare un’altra area omogenea. Applicando l’articolo 3 dello Statuto, il Consigliere delegato Andrea Ratti sta ora incontrando i sindaci del territorio per la creazione di nuove aree, che hanno l’obiettivo di rendere i Comuni più forti perché non più soli, ma facenti parte di un sistema più grande e organizzato, che condivide criticità e problematiche. Da una parte dunque i Comuni, raggruppati in aree omogenee, dall’altra la Regione e, al centro, a rappresentare i Comuni, con riferimento ai problemi sovra comunali, la nuova Provincia, che svolge le funzioni fondamentali e le ulteriori eventualmente attribuite dalla legge. In questo contesto, ne è un esempio l’intesa con le Province di Bergamo, Cremona e Mantova, trovano spazio le iniziative interprovinciali: per fare un esempio attuale, penso all’evento di Christo, sul lago d’Iseo, un’iniziativa di portata mondiale, che necessita della collaborazione tra Comuni, tra Province e con la Regione.
Nel documento condiviso con ACB, dare vita a forme di collaborazione con le Province vicine, per creare opportunità concrete di sviluppo economico e sociale, significa creare Ambiti Territoriali Ottimali Omogenei. La Valle Camonica, area montana più importante della provincia e componente strategica della Lombardia Orientale, ha ben ragione a chiedere una propria specificità, non diversa dalle nuove Province montane, che però apre il tema della montagna nel suo insieme, da affrontare in osservazione all'art. 44 della Costituzione: il legislatore si esprima dunque sulla specificità camuna, non al suo scorporo in favore di Sondrio, che deve prevedere almeno un pronunciamento dei cittadini della Valle Camonica. Con la legislazione vigente, la Valle non può essere scorporata dai nostri confini, ma fare parte del sistema bresciano; il DL. 78 art 4 comma 4 è ben chiaro: "... Ove le regioni prevedano, con propria leggi, ambiti territoriali comprensivi due o più enti di area vasta per l'esercizio ottimale in forma associata...". In quest’ottica, anche la riforma sulla Sanità va ripensata, riportando la ASST Valle Camonica – Sebino fuori dall’ATS di Montagna.
La nuova Provincia di Brescia, “Casa dei Comuni”, come momento di cooperazione Regione-Comuni e di coordinamento delle Aree Omogenee e degli Ambiti Ottimali, strumenti di governance e gestione dei servizi e delle funzioni.